Artigianato di alta gamma – Audizioni del rappresentante di AiCC Presidente Massimo Isola
Mercoledì 11 Settembre 2024 alle ore 14:00
Artigianato di alta gamma
Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare – Ufficio di Presidenza
Audizioni sull’atto n. 478 (Affare sull’artigianato di alta gamma) del rappresentante di AiCC Presidente Massimo Isola
Buongiorno e grazie per l’invito. È un piacere portare il nostro contributo come Sindaco di Faenza e Presidente dell’AiCC Associazione italiana Città della Ceramica, una realtà diffusa, con 57 città lungo tutto il paese presenti in tutte le regioni dell’Italia che hanno nella ceramica il loro elemento identitario. 57 città nelle quali la ceramica è produzione, spesso artigianale, alle volte industriale, nelle quali la ceramica è nel progetto formativo-educativo della città, nei musei, nelle istituzioni culturali, nel turismo. Città quindi che hanno proprio nella definizione di se stesse la questione della ceramica e inevitabilmente dialogano con l’associazionismo di categoria.
Nelle nostre città l’asse portante del progetto identitario è l’artigianato artistico quindi, non le questioni evidentemente artistiche, evidentemente industriali. Siamo città spesso medio-piccole e abbiamo la visione, per evidenti motivi culturali, sul punto della ceramica italiana oggi. La ceramica italiana oggi non è un problema per il paese, bensì è un’opportunità che potrebbe generare ancora più tensioni costruttive sia nella realizzazione del prodotto interno lordo del paese sia nella costruzione del benessere, essendo specificatamente un processo produttivo che ha a che fare con la creazione di progetti di comunità.
In una fase positiva di mercato degli ultimi 20 anni è cambiata radicalmente la produzione nelle nostre città, è aumentata la qualità della produzione, è diminuita la quantità, è aumentata la richiesta di innovazione e di tecnologia, è aumentata la necessità, la richiesta di saper stare saldamente ancorati con le radici ma anche con la visione sul mondo, è aumentata la richiesta di fare tradizione e di fare innovazione. Noi oggi abbiamo un prodotto in fase di trasformazione, se noi oggi facessimo ciò che si realizzava nel passato, alimenteremo i musei. Nelle nostre città invece non si gestisce la cenere della memoria, ma si cerca di alimentare il fuoco della contemporaneità che vuol dire però prima di tutto il rispetto per le radici. Per fare questo abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di confronto, abbiamo bisogno di strumenti pubblici che aiutino l’artigianato artistico ceramico di questo paese in particolare a fare un ulteriore passo in avanti.
Abbiamo alcune proposte estremamente concrete: la nostra Associazione ha svolto e svolge una funzione di coordinamento, noi siamo nati all’interno di un confronto con il parlamento quando istituì la Legge 188 del 1990 con la quale fondò il Consiglio Nazionale Ceramico presieduto dal direttore generale dell’allora Ministero dello Sviluppo Economico e del quale fanno parte rappresentanti dell’ANCI, che siamo noi dell’AiCC, delle Regioni, delle Associazioni di Categoria e dei vari Ministeri ossia istruzione, turismo, cultura oltre che attività produttive.
All’interno del Consiglio Nazionale Ceramico, l’AiCC ha svolto delle funzioni, ha gestito delle risorse, ha cercato di promuovere l’artigianato artistico della ceramica italiana e abbiamo avuto ovviamente alti e bassi, ma in un continuo di attenzione con risultati anche estremamente positivi.
Io vi lancio alcune sfide molto chiare: la prima, riguarda il Consiglio Nazionale Ceramico che si è convocato alternando presenze e non presenze nel corso degli anni, è stato latente per tanti anni e ogni tanto è stato riconvocato. Noi chiediamo che il Consiglio Nazionale Ceramico venga rimesso in moto, noi stiamo dialogando con il vostro Ministero proprio per poterlo riconvocare nei prossimi mesi, è importante farlo, quello è il luogo nel quale tutti i soggetti che si occupano di ceramica possono creare percorsi virtuosi, concreti e di analisi.
Chiediamo poi di ricostruire l’Intergruppo parlamentare: nella precedente legislatura avevamo sia alla Camera che al Senato un gruppo di parlamentari trasversali, che hanno aiutato ad affrontare sfide importanti, penso ad esempio a quella del Covid e non solo, e chiediamo anche di trovare una continuità nel finanziare l’Associazione italiana Città della Ceramica che nel corso degli anni è stata più volte finanziata attraverso il Consiglio Nazionale Ceramico. Oggi i progetti principali sono finiti e sarebbe importante rifinanziarli.
Un ulteriore grande tema è quello della formazione: esistono due grandi percorsi, uno forma in bottega. Noi non abbiamo atelier, noi abbiamo botteghe non perché siamo nostalgici del Rinascimento ma perché quella è l’idea di spazio nel quale si lavora nella ceramica. La prima grande formazione è nelle botteghe appunto come nel Rinascimento, generazione dopo generazione si concede l’ònere e l’onore di poter essere colui che accoglie la sapienza delle generazioni precedenti. Questo modello ha retto per secoli, è andato in crisi una ventina d’anni fa e oggi non c’è quasi nessuna bottega italiana dove chi lavora non sia scolarizzato ed è lì perché ha appreso dopo la terza media il mestiere del Maestro. È stata una bella storia purtroppo in crisi.
Dal 1918-19 dopo la Grande Guerra in Italia nascono gli Istituti d’Arte per le diverse tipologie (ceramica, mosaico, vetro, legno ecc.) e per tanti anni svolgono una funzione. Inizialmente sono triennali, poi diventano di cinque anni, alla fine degli anni ’80 diventano di fatto di 7 (5 anni più 2 di perfezionamento). Qui si forma la manodopera qualificata del boom economico in tutti i settori. Questo modello va tuttavia fortemente in crisi negli anni ’90 e all’inizio del 2000 viene chiuso sia il corso di perfezionamento biennale sia l’Istituto d’Arte che diventa Liceo artistico. Sicuramente il Liceo artistico ha aumentato la cultura generale, ma è diminuita la curvatura nei curricula, si fa meno lavoro concreto e pratico. Noi nelle nostre città soffriamo questo e quindi la prima proposta sulla formazione è il Consiglio Nazionale Ceramico non solo per la ceramica; discutiamo per capire dopo vent’anni, se vogliamo aiutare il Made in Italy, come cambiare il tema dei Licei artistici.
Un altro punto è quello della formazione post-diploma: spesso oggi nelle nostre botteghe chi assume il lavoro ha 25 / 30 anni non più 14. Dobbiamo chiederci come intervenire sul post-diploma, se siamo in grado di costruire un progetto educativo post-diploma pubblico nazionale. A Faenza abbia fatto un ITS e un IFTS per la ceramica e formiamo gli artigiani italiani soprattutto già con alta scolarizzazione. Qualcosa è nato nel nord-est, qualcosa nel sud, poi non si è più sviluppato. Io credo che il vostro Ministero dell’Istruzione dovrebbe sentire la necessità di provare a realizzare un percorso post-diploma dove formare gli artigiani del XXI secolo.
Altro tema è quello del Made in Italy e dell’indicazione geografica: come sapete dal 1 gennaio 2025 sarà finalmente possibile avere l’indicazione geografica per i prodotti anche non evidentemente food. Una battaglia che tutti insieme abbiamo fatto nell’ultimo decennio ed è una grande sfida. Noi chiediamo un confronto molto forte, chiediamo un vostro aiuto. Dal 1 gennaio ci si potrà candidare sul contesto europeo per fare in modo che nelle nostre città la produzione ceramica di luoghi nei quali esiste una tradizione possa accedere all’indicazione geografica.
Non sarà certamente la risoluzione di tutti i problemi, oggi non basta avere una indicazione nella ceramica, ma bisogna realizzare una produzione ceramica in linea rispetto alle richieste del mercato e di altissima qualità, ma sicuramente questo passaggio dal 1 gennaio sarà importante. Abbiamo bisogno di voi, del vostro confronto, in modo che i nostri territori ottengano questa indicazione.
Un ultimo punto riguarda il tema dell’internazionalità: noi nel corso degli anni, anche attraverso le risorse del Ministero dello Sviluppo Economico e della Presidenza di Consiglio, abbiamo lavorato insieme a Confindustria, CNA e Confartigianato per promuovere a livello internazionale la nostra ceramica, per produrre materiali digitali ed editoriali cartacei che hanno aiutato molto. Abbiamo bisogno di ulteriori aiuti per portare la ceramica italiana in quei luoghi del mondo nei quali si fa dibattito pubblico, da Dubai, al Giappone, agli stessi eventi di Milano. La Francia è molto avanti in questa direzione e organizza ripetutamente mostre dell’artigianato artistico francese nei saloni e nelle grandi fiere internazionali dove si fa dibattito pubblico e dove si incide sulla costruzione dell’opinione pubblica. In questo senso io credo che anche attraverso la mediazione dell’Associazione italiana Città della Ceramica questo si possa potenziare. Ma credo che la chiave di volta sia quello di dare le funzioni al Consiglio Nazionale Ceramico, facendolo riaprire, lavorare e sono convinto che il sistema paese ma anche tutti noi potremmo ottenere dal mondo della ceramica grandissime soddisfazioni.
In questi giorni vi invito ad andare a visitare Homo Faber a Venezia organizzato dalla Fondazione Cologni e Michelangelo con cui collaboriamo. Quello che vedrete lì è veramente di alta gamma, è l’eccellenza dell’artigianato artistico in Italia, una mostra frutto di un grande lavoro che a livello nazionale tutti insieme stiamo facendo negli anni.
Sottolineo infine che il Consiglio Nazionale Ceramico ha la forza di tenere insieme diversi Ministeri (istruzione, cultura, turismo e ovviamente le attività produttive che lo guidano) e permette di vivere la ceramica nella sua completezza. La ceramica è l’insieme di tutte queste componenti e se vogliamo aiutare gli artigiani dobbiamo investire sulla scuola, se vogliamo aiutare le Città delle Ceramiche dobbiamo investire sul turismo, poiché sono veramente connesse queste esperienze. Poi la ceramica ovviamente è porosa e si sa nutrire anche di altri linguaggi, di altri materiali, del design e delle arti contemporanee. Ma il Consiglio Nazionale Ceramico, in ottemperanza della Legge 188, deve occuparsi solo di ceramica perché altrimenti diventerebbe dispersivo e può permetterci di tenere insieme tutti i punti di vista che sono interconnessi. Inoltre, se non riusciamo a utilizzare la tecnologia nelle nostre botteghe noi come Sviluppo Economico o Made in Italy o Ministero possiamo fare poco se non scolarizziamo chi lavorerà sulla tecnologia. Per questo intendo che abbiamo la fortuna di avere un contesto così forte e così efficace e quindi va utilizzato.
Riguardo la produzione artigianale in ceramica in Italia, per il 90% la si realizza in queste 57 città, l’altro 10% nel resto delle città italiane. Esistono cioè questi microcosmi, ecosistemi, 57 città nelle quali quasi tutti gli artigiani vi lavorano. Inoltre in queste città nel corso dei secoli sono nate delle decorazioni: la ceramica prima di tutto si realizza con il tornio o a mano, si costruisce il manufatto, poi si cuoce e questo passaggio è identico in ogni luogo. Poi però si decora e le decorazioni fanno la differenza, ad esempio a Nove e a Bassano del Grappa storicamente si utilizzano determinate decorazioni, a Faenza se ne utilizzano altre, a Deruta e a Caltagirone altre e così via. Nel corso dei secoli alcune delle trame decorative che sono state create sono diventate identitarie, proprie di quella specifica città, rappresentano lo spirito e la cultura immateriale di un oggetto materiale di quel specifico territorio e non di altri. Questo però non significa che se oggi tutte le nostre botteghe riproducono quel decoro del ‘400 o del ‘500 siano in grado di mantenere i loro dipendenti, c’è un fetta di mercato sul tema del tradizionale e una fetta grandissima sul cosiddetto contemporaneo. Però esistono dei territori nei quali la decorazione e, in alcuni casi, anche la forma sono rappresentativi da un punto di vista della geografia umana, cioè di quell’insieme di storie materiali e immateriali che hanno permesso la costruzione di un’identità che ovviamente non è sempre quella nel corso dei secoli poiché è cambiata e si è contaminata con altri linguaggi.
Noi abbiamo fatto una grande battaglia sul parlamento europeo soprattutto insieme a CNA e Confartigianato e finalmente abbiamo ricevuto la possibilità di candidarci per ottenere queste indicazioni nelle città nelle quali poi possono partecipare i consorzi. C’è tutta una regolamentazione piuttosto complessa ma si prende atto che quell’artigianato contribuisce a definire un perimetro geografico trasformandolo in un territorio, in una comunità con della storia, con dei valori.