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Gualdo Tadino

Olle e pignatte tutto l’anno.

Ascolta Gualdo Tadino e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Gualdo Tadino è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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Le abbondanti cave di argilla hanno alimentato la terracotta a Gualdo Tadino (Perugia) sin dalla preistoria; tracce di produzioni di maiolica e terraglia sono state rinvenute nella zona archeologica di Colle dei Mori. Nuovi opifici si andavano a costituire, anno dopo anno, creando le basi del futuro impianto economico della Città di Gualdo Tadino, che posizionata lungo la Strada Flaminia, ha sfruttato la via di comunicazione per la commercializzazione dei suoi prodotti.

 

L’affermarsi della maiolica gualdese risulta documentata dal XIV secolo. Testimoniano ciò i molti frammenti di “ceramica verde” rinvenuti nel centro storico. Il Trecento (1361) registra forniture di ceramiche al Sacro Convento di Assisi per la festa del Perdono tramite un certo Angelo da Gualdo. Forme e decorazioni di questo periodo partecipano delle morfologie dell’arcaico orvietano, tuderte, derutese, eugubino.

 

La notorietà commerciale e qualitativa delle maioliche di Gualdo risulta pienamente affermata nel XV secolo, tanto che una Riformanza dei Reggenti di Gubbio (1456) consente la vendita, in via eccezionale, delle pregiate olle e pignatte gualdesi sui mercati della città per l’intero corso dell’anno. Nel XVII secolo un ceramista gualdese aveva dal pontefice il “privilegio” di applicare l’oro alla ceramica secondo una tecnica mai usata; nel 1864 piatti lustrati gualdesi presenti al museo del Louvre furono periziati dal Darcel.

 

L’Ottocento vede ampliarsi il numero delle vaserie degli opifici di terre colorate, ma è soprattutto segnato da un fenomeno che finirà per determinare la fama di Gualdo nel mondo; la ripresa della tecnica dei lustri metallici. È l’inizio di una fortuna che distinguerà buona parte del nostro secolo. La storia dei riflessi era e rimane una delle più affascinanti e misteriose della tradizione ceramica. Sembra infatti che essa nacque e si sviluppò contemporaneamente in Persia e in Mesopotania, nel secolo IX. Con la conquista islamica essa si diffuse in tutto il nord Africa e in Spagna per poi giungere in Italia intorno al 1500. Dopo gli ultimi splendori del Seicento, tale ceramica scomparve e solo nel 1873 il ceramista pesarese Paolo Rubboli diede vita a Gualdo Tadino alla produzione di maioliche a riverbero di altissima qualità, reintroducendo nel territorio una tecnica scomparsa da quasi quattrocento anni.

 

La ceramica costituisce attualmente un importante settore economico della realtà gualdese, con produzioni policrome e a lustri, grazie all’opera di sorprendenti tornianti, ai quali si affiancano indimenticabili decoratori e modellatori. Sono presenti anche importanti aziende produttrici di stoviglieria di serie e di pavimenti industriali.