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Civita Castellana

Le argille sotto il Monte Soratte.

Ascolta Civita Castellana e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Civita Castellana è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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Le prime manifestazioni dell’arte ceramica di Falerii Veteres risalgono al X secolo a.C.

 

Civita Castellana (Viterbo), alle pendici del Monte Soratte, nell’Alto Lazio, è costruita su un blocco di tufo: le argille di questa zona, ricche di calce e di ferro, ma anche di silicati di alluminio, hanno permesso l’affermazione dell’arte della ceramica fin dal secolo X a.C. Gli scavi archeologici compiuti presso le necropoli di Faleri, Celle, Monterone, Scasato, Penna, Valsiarosa, Colonnette, Cappuccini, hanno portato alla luce materiale vascolare estremamente vasto, tale da documentare una forte presenza dell’arte ceramica nel territorio e la sua trasformazione nel tempo. Dai vasi cosiddetti “ad impasto”, di rozza e grossolana manipolazione, si nota a poco a poco, una trasformazione della tecnica che permise la realizzazione di manufatti di imitazione dell’arte orientale.

 

Verso la metà del VII secolo a.C., ai vasi italo – geometrici successero i protocorinzi. A cominciare dal VI secolo a.C., si manifestò una nuova corrente commerciale: è la ceramica attica. Il commercio attico nell’Etruria e nella regione falisca durò circa due secoli. Al principio del III secolo a.C., fiorì un’arte di imitazione locale, con caratteristiche che si dimostreranno proprie sia nelle tecniche di decorazione sia in alcune forme di vasellame. Con la caduta dell’Impero romano l’attività ceramica fu abbandonata. Soltanto a partire dal X secolo si iniziarono a ritrovare tracce di produzione. Una più copiosa attività ceramica la troviamo verso il XII secolo.

 

Nel XIII secolo la ceramica è ormai a copertura a smalto stannifero. Nel XIV secolo tale tecnica scompare e si ritorna alla copertura a solo stagno. Nel XV e XVI secolo, la produzione ceramica aumenta e si ispira ai decori dei centri di produzione più noti: Faenza e Deruta. Anche nel XVII secolo, l’ispirazione per le forme e i decori segue le mode del tempo. Nel XVIII secolo, alle antiche botteghe civitoniche, altre manifatture di maioliche e di terraglie bianche si sostituiscono con più o meno successo.

 

Nell’Ottocento la cittadina vede nascere diverse manifatture: è in questo periodo che si afferma la manifattura di Giovanni Trevisan detto “Volpato”, ceramista e noto incisore, autore di pregevoli lavori esposti a Roma e nel Museo di Capodimonte (Napoli).

 

Agli inizi del secolo XX, Antonio Coramusi sviluppò nella città un ramo dell’industria del sanitario: inizia quella che sarà, per decenni, la fortuna economica della città, con la produzione degli articoli igienico-sanitari e la successiva fabbricazione in scala industriale; a partire dagli anni Venti, sorsero anche fabbriche di stoviglierie. Nasceva così il Polo Industriale, esteso ai comuni limitrofi, con tutte le caratteristiche del Distretto.