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Albissola Marina

Il blu, e altri colori, sul mare di Liguria.

Ascolta Albissola Marina e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Albissola Marina è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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I reperti più antichi di Albissola Marina (Savona), databili alla fine del XV secolo, sono stati raccolti tra i resti di una struttura di combustione scavata nel 1990 dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria nel centro storico della città. Si evidenzia subito, nella produzione ceramica di Albissola, un duplice filone. Da un lato le terrecotte ingobbiate e graffite, piatti, scodelle e boccali destinati alle classi sociali più modeste; dall’altro lato la più raffinata maiolica prodotta per le classi elevate, maiolica che inizialmente è policroma ed è affiancata ben presto dalla produzione di laggioni o piastrelle smaltate.

 

Nello stesso tempo si sviluppa anche una notevole produzione di oggetti a smalto berettino dipinti in blu cobalto a fregi vegetali, motivi geometrici, figure di animali e barche, come risulta da un importante ricupero del 1933.

 

Nel campo della produzione di piastrelle smaltate, esercitata in diversi stati, quali la Spagna, la Francia, il ducato di Parma, da ceramisti provenienti da Albissola, si possiedono due notevoli opere. La più antica è il pannello dipinto il 28 agosto 1554 da Giovanni Giacomo Sciaccarama di Albissola Marina per l’Ospedale di San Nicolò di Albisola Superiore. Segue l’ancona con l’Adorazione dei pastori e i santi Benedetto e Antonio Abate dipinta nel 1576 da Gironimo Tommasi da Urbino, ma foggiata dall’albissolese Agostino Isola, per la cappella dell’Arte dei figuli della distrutta chiesa di Sant’Antonio, oggi conservata nella chiesa parrocchiale di N.S. della Concordia.

 

Per tutto il XVI secolo è pure fiorente una produzione di piatti, scodelle, boccali, con fondo sia a smalto berettino, sia a smalto bianco, con decorazione in blu cobalto. Quest’ ultimo tipo presenta, racchiusi entro partizioni geometriche, motivi vegetali stilizzati, generalmente provenienti da una tipica foglia di palma vista di fronte, aperta, o più spesso di profilo.

 

Mentre i ceramisti di Albissola Marina ricostruiscono le loro fornaci distrutte dal mare tra fine Cinquecento e inizi Seicento, e una parte di loro si trasferisce a Savona, nasce quella maiolica in monocromia azzurra che è la più conosciuta espressione dell’arte ceramica albissolese e savonese, nei suoi vari tipi, che gli studiosi hanno definito calligrafico naturalistico, a tappezzeria, istoriato o scenografia barocca: i primi due di chiara derivazione orientale, l’ultimo ispirato alla contemporanea pittura ligure. Dal catasto del 1641 risultano 24 fornaci che firmano i loro prodotti con marchi di fabbrica quali la lanterna per i Grosso, il pesce per i Pescio, la corona per i Conrado, e altri in via di identificazione.

 

Alla fine del Settecento le fornaci di Albissola Marina raggiungono il numero di 32, ma al tempo stesso la produzione di maiolica cede di fronte a un nuovo tipo di terracotta, le cosiddette taches noires, e decade lentamente fino a spegnersi. Riprenderà soltanto a fine Ottocento con le imitazioni degli stili antichi e con l’adesione ai nuovi stili, liberty e art déco. Gli anni venti-trenta del nostro secolo vedono una straordinaria fioritura dell’ambiente ceramico albisolese con l’adesione al futurismo e grazie alla presenza di figure carismatiche, come quella di Tullio d’Albisola, che raduna una folta e qualificata colonia di artisti italiani e stranieri fino alla morte avvenuta nel l972. Oggi Albisola è ancora centro di grande richiamo per gli artisti, che in parte vi risiedono stabilmente, in parte vi realizzano periodici soggiorni di lavoro presso le varie fabbriche.

 

Testi: Dott.ssa Dede Restagno.

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