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Museo Civico di Lodi

Museo Civico di Lodi
Il Museo Civico è momentaneamente chiuso in attesa della sua collocazione presso gli ambienti dell’ex Cavallerizza in via Fanfulla.

Le informazioni riguardanti le visite guidate, le esposizioni e le pubblicazioni di cataloghi tematici del Museo sono strettamente legate alle scelte espositive del nuovo Museo, e saranno disponibili non appena terminati i lavori di ricollocazione.

 

Il Museo nacque nel 1868, su indicazione della Deputazione storico artistica e aveva l’obiettivo di conservare i reperti archeologici di Lodi Vecchio e parte del patrimonio pittorico cittadino. Fu inaugurato nel 1869, come Museo Storico Artistico, nelle sale del Palazzo Provasi di via Legnano. Subì poi diversi traslochi, fino alla collocazione attuale nel Palazzo dei Filippini, accanto allaBiblioteca laudense.

Il Museo è strutturato attualmente in tre sezioni: archeologica, ceramica e pinacoteca.

La città vanta un’antica tradizione, grazie all’abbondanza di argilla nel suo territorio. Dagli scavi archeologici dell’antica Laus Pompeia (l’attuale Lodi Vecchio), a fianco del materiale fittile proveniente dall’Etruria e dalla Magna Grecia si delinea anche una produzione locale, soprattutto di statuette votive e lucerne: reperti attualmente esposti nella sezione archeologica. Il tardo medioevo vede l’affermarsi dell’ornato in terracotta applicato all’architettura. Tra i decori più interessanti quelli dell’ospedale di Santo Spirito (oggi Ospedale vecchio), con le fasce in cotto del chiostro piccolo, della chiesa dell’Incoronata e di palazzo Mozzanica. Nel XV secolo la produzione ceramica d’uso quotidiano è ancora composta da terrecotte ingobbiate e sgraffite, decorate con la semplice gamma dei colori metallici.
I soggetti, in genere popolareschi, sono delineati rapidamente con freschezza e originalità. Nel secolo XVI, ed in quello successivo, doveva già esistere un’attività manifatturiera di buon livello qualitativo destinata principalmente all’esportazione, come si può dedurre dal rinvenimento di numerose lamentazioni circa gli alti dazi sulle maioliche estratte (secondo la terminologia del tempo) dalla città. Ma è appunto nel Settecento che si imposero, con la superbia delle loro realizzazioni, alcune fabbriche: su tutte quelle dei Coppellotti, dei Rossetti e dei Ferretti, dislocate prevalentemente a ridosso delle mura lungo l’Adda per avvantaggiarsi del trasporto sull’acqua e della vicinanza dei boschi da cui attingere la legna per i forni.
L’eccellenza delle ceramiche lodigiane fu favorita dalla raffinata perfezione della cottura a gran fuoco (cioè a elevate temperature), nonché dalla varietà del modellato e dalla bellezza e originalità delle decorazioni (policrome o monocrome) con scene mitologiche, disegni stilizzati e, in particolare, composizioni floreali. L’attività di alto profilo artistico continuò nell’Ottocento soprattutto grazie alla fabbrica Dossena. L’esposizione mussale si sviluppa in tre sale, secondo un criterio cronologico.