Città di Castello
Una lunga tradizione ceramica, nel cuore dell’Umbria.
Ascolta Città di Castello e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert
Fondata dagli Umbri, Città di Castello (Perugia) divenne municipio romano con il nome di Tifernum Tiberinum. Dopo aver subito diverse dominazioni e dopo essere stata saccheggiata e distrutta dai Goti di Totila (VI secolo d.C.) fu ricostruita e fortificata assumendo prima il nome di Castrum Felicitatis e poi, dal X secolo, quello definitivo di Castrum Castelli.
I più antichi manufatti ceramici rinvenuti nel territorio tifernate risalgono all’abitato protostorico di Riosecco, centro dell’immediata periferia cittadina. I materiali restituiti dallo scavo, tra cui i resti di grandi vasi tronco-conici di impasto con prese e cordoni a festone, possono essere datati dalla fine dell’VIII al VI sec. a. C.; sono notevoli le loro affinità con fogge vascolari adriatiche. Le strutture dei focolari trovano confronti con coevi abitati veneti.
Numerosi frammenti ceramici risalenti al periodo romano sono stati rinvenuti in altri scavi archeologici effettuati in tutto il territorio tifernate, sia nel centro storico che nelle zone sub-urbane ed extra urbane, come lo scavo presso la villa romana Villa Plinio in Tuscis presso Colle Plinio che attualmente fa parte del Comune di San Giustino, ma all’epoca tutta la l’Alta valle del Tevere costituiva un unica realtà territoriale. Lo scavo ha portato alla luce delle ceramica a vernice nera e il materiale di scarto della fornace, che risalgono alla prima fase romana, sono databili dal III al I sec. a.C.. Successivi reperti sono del periodo nel quale la villa subisce un primo ampliamento, con la creazione di un impianto termale; di questa epoca viene presentata la pianta di fase e del materiale di scavo (bolli, intonaci, mosaici, vasi aretini). All’epoca di Plinio il Giovane, I sec. d. C., risale un cospicuo gruppo di ceramiche tra cui delle anfore, bolli laterizi, ceramiche fini da mensa. Sempre nello stesso sito, sono state rinvenute ceramiche medievali, che attestano la frequentazione del luogo anche in epoche tardo antiche e postclassiche.
Fiorente, nel 1947, fu la “Fabbrica Ceramiche Baldelli” che occupava una quindicina di operai e produceva, prevalentemente, manufatti ordinari di uso domestico. I modelli di Dante Baldelli stavano però facendo breccia sul mercato e già giungevano ingenti ordinazioni. Il laboratorio contava, dunque, di espandersi e richiese corsi per apprendisti in modo da formare personale specializzato. Già nel 1947 l’azienda occupava una quindicina di addetti e nel 1959 arrivò ad occuparne una ventina. La materia prima, l’argilla da maiolica, proveniva dalla cava di Fighille, nel vicino comune di Citerna; l’argilla bianca da terraglia, proveniva dal vicentino. Le Ceramiche Baldelli conquistarono il mercato internazionale, basti pensare che gran parte della produzione era destinata all’esportazione in diversi paesi tra cui Svezia, Olanda, Belgio, Stati Uniti, Inghilterra, Canada e Francia.
Ad Oggi la tradizione ceramica continua nella produzione artigianale e industrale, ma anche attraverso l’attività di molti artisti che cercano di coniugare l’espressione ceramica con la cultura del contemporaneo, così viva e forte a Città di Castello.