La Regione Marche entra a far parte dell’Associazione italiana Città della Ceramica
Il 2025 segna l’anno in cui la prima regione italiana entra a far parte di AiCC, Associazione italiana Città della Ceramica.
Negli ultimi anni, AiCC ha intensificato il dialogo con diverse realtà regionali, promuovendo collaborazioni e sinergie nel segno di una tradizione ceramica in continua evoluzione. In questo scenario, le Marche si caratterizzano come una delle regioni italiane con il maggior numero di città della ceramica, in cui la tradizione artigianale rappresenta un valore aggiunto per l’economia e la tutela del patrimonio culturale.
A seguito dell’adesione della Regione Marche all’AiCC e della nomina, approvata nell’Assemblea Generale dei Comuni Associati tenutasi ad Ascoli Piceno il 23 maggio 2025, come Consigliere in Rappresentanza delle Regioni di Andrea Maria Antonini, assessore regione delle Marche con delega allo Sviluppo Economico, all’Industria, Artigianato e Commercio, riportiamo la sua intervista realizzata da Daniele Bosi, Direttore Editoriale de “La Ceramica Moderna & Antica” durante Argillà 2024.
Assessore, dando un’occhiata all’ambiente che ci circonda, verrebbe da pensare che il mondo della ceramica artigianale non sia in crisi, un settore che resiste, soprattutto considerando la situazione diffusa dell’economia del nostro Paese.
No, per fortuna è un settore artigianale che tiene bene. Bisogna comunque tenere sempre alta l’attenzione da parte delle istituzioni che hanno, da questo punto di vista, un ruolo importante nel cercare di mantenere sempre viva una tradizione locale. Una tradizione che però deve avere la forza di sapersi innovare, cosa fondamentale, perché qualsiasi impresa che non abbia questa capacità e non riesca a utilizzare gli strumenti che adesso sono a disposizione per la gestione dell’impresa stessa, e non parlo solo del prodotto, rischia di rimanere indietro. Quindi dal marketing alla comunicazione, a tutte le fasi della produzione, bisogna cercare di rimanere aggiornati. In tutto il mondo si procede con passi sempre più veloci e da questo punto di vista l’Italia non deve essere da meno.
Sicuramente innovazione nella produzione, cioè design, immagine; da questo punto di vista noi non abbiamo problemi, anzi siamo dei punti di riferimento. Ma nella gestione dell’impresa c’è bisogno di aiuto, soprattutto per le piccole che sono quelle che hanno la dimensione classica delle imprese artigianali del settore della ceramica. Piccole e medio-piccole aziende che non sono legate alla produzione di oggetti industriali e hanno quindi una dimensione più contenuta. Lì dove c’è una presenza più ridotta di personale c’è anche un maggior bisogno di sostegno perché possono mancare delle figure particolari che riescono a capire come intercettare determinati mercati. Chiaramente, a livello italiano, abbiamo la forza della nostra storia, del made in Italy, del design che in ogni caso nessuno ci può togliere e, anzi, è una garanzia e un valore aggiunto in qualsiasi tipo di mercato. Però anche pensando alle nuove generazioni, con nuove sensibilità, bisogna non sottovalutare quello che si sta generando, cioè la necessità di utilizzare gli strumenti della digitalizzazione e dell’innovazione in generale.
Il problema non potrebbe essere anche quello della carenza di nuovi addetti, cioè riuscire a convincere un giovane a intraprendere una strada che potrebbe essere definita “vecchia” può essere difficile. Adesso “andare a bottega” non è più una prospettiva attraente. Manca il ricambio generazionale. Per esempio sono venuti a mancare gran parte degli Istituti d’Arte, che preparavano i giovani alla professione, con una legge che molti definiscono sbagliata.
Questo è vero, l’aspetto più legato alla professione vera e propria, al fattore tecnico, cioè, in poche parole, alla formazione, è un elemento fondamentale. Questo vale per qualsiasi mestiere. Lavorare sulla formazione nei confronti dei giovani è necessario perché altrimenti prima o poi le attività muoiono. Però mi rifaccio a quello che dicevo prima: uno degli strumenti potrebbe essere proprio questo: i giovani d’oggi fanno fatica a vedersi in una bottega, in una fabbrica, in un luogo di lavoro. È una tendenza recente ma è chiara: mentre prima i padri, i nonni di questi ragazzi erano molto più adattabili a certe situazioni, adesso se tu vuoi andare in un luogo di lavoro pretendi certe condizioni che non dipendono solamente dalla remunerazione, ma che prevedono posti di lavoro in luoghi salubri, in luoghi accoglienti dove tu puoi utilizzare degli strumenti che conosci ossia proprio quelli della tecnologia e dell’innovazione, tipici della nuova era nata con il digitale. Quindi i giovani, per realizzarsi, devono trovarsi a proprio agio, non solo dal punto di vista ambientale ma anche degli strumenti di lavoro. Il “vecchio” ceramista, ma questo vale non solo per la ceramica ma per tutte le attività artigianali, ha sicuramente il ruolo e la forza fondamentale della trasmissione del sapere, dell’arte, cioè il concetto di bottega. Si tramanda la conoscenza dal maestro all’allievo. Noi abbiamo una tradizione che viene dal Medioevo; da questo punto di vista artista e artigiano si confondevano. Una tradizione bellissima. Però adesso non basta più e deve essere sostenuta da una rivisitazione generale del tipo di lavoro che non può essere appunto quello del luogo di fatica e di sudore, ma deve essere accogliente. Accogliente come strumenti, come luoghi, come prospettive che non è, ripeto, legato solamente alla parte remunerativa, ma alla qualità della vita. Cioè il ragazzo di oggi non sacrifica più ore della propria giornata in qualcosa che gli sembra eccessivamente pesante, ma lo vuole vivere secondo i parametri di oggi, di quello che pensa sia giusto e che conosce meglio. Il fattore dell’innovazione è fondamentale. Un giovane lo avvicini a questi luoghi se, per esempio, gli parli di sostenibilità ambientale. Per noi, forse, sono situazioni ancora difficili da comprendere, ma ultimamente c’è stato un salto generazionale importante in cui certe sensibilità esistono. Quindi si va a lavorare ma, soprattutto, ci si deve trovare bene. In questo caso si è anche disposti a sacrificare qualcosa in termini di guadagno, per assurdo, perché non c’è la disponibilità a lavorare dodici ore al giorno. Si lavora meno, si vuole stare in un ambiente sano, dove, magari anche da un punto di vista etico, si produce qualcosa d’importante con gli strumenti che si conoscono, dell’era a cui si appartiene.
Come vede il discorso della messa in rete tramite l’AiCC delle varie realtà italiane o, anche, allargandosi a realtà europee. In particolare, cosa significa l’apertura alla presenza delle regioni nell’associazione?
Conosco l’AiCC da tanti anni, ha un ruolo fondamentale perché è un livello intermedio tra le istituzioni e le attività produttive, i ceramisti. È un punto di riferimento, è un punto di contatto indispensabile. Mi fa piacere che da molti anni l’AiCC sia così attiva e si sia giunti a questa volontà di aprirsi, di allargarsi con maglie un po’ più larghe. Ricordo che in passato, per aderire, c’erano più difficoltà, le maglie erano più strette. Quindi la volontà è importante. Personalmente ho la fortuna di nascere come assessore comunale, poi consigliere nazionale della ceramica e ambasciatore della ceramica e ora assessore regionale, quindi con una propria sensibilità sull’argomento. Ovviamente tutte le cose sono sostenute dagli uomini: per qualsiasi associazione, per qualsiasi impresa alla fine c’è un fattore umano che è fondamentale. Quindi per questa mia attenzione e sensibilità verso questo mondo sono del tutto d’accordo con il dr. Olmeti, direttore dell’AiCC, nell’introdurre l’argomento dell’ingresso delle regioni nell’associazione. Tutte le regioni italiane vantano la presenza di comuni dove ci sono città della ceramica – io sono nelle Marche e qui ce ne sono cinque – e le regioni hanno degli strumenti di sostegno, come dicevo prima, che possono essere messi a disposizione, oltre naturalmente a un coordinamento locale. La regione Marche, per esempio, farà un bando specifico per l’artigianato artistico di qualità dove, ovviamente, non rientrano solo i ceramisti, ma anche i ceramisti e per le Marche è la prima volta.
Servirà proprio per sostenere le realtà produttive artigianali, adesso dobbiamo decidere gli aspetti specifici. Potrebbe essere per il rinnovo degli atelier, o per l’acquisto di forni o nuove attrezzature, per l’innovazione, per la sostenibilità, per la partecipazione a fiere o mercati, o per l’internazionalizzazione. Ci sono varie possibilità. Le regioni hanno questi strumenti. Quando si individua un bando, anche se non è un bando milionario, oltre all’aspetto pratico è anche politicamente importante perché tu sottolinei un’attenzione verso il settore. Quindi è importante proprio per riconoscere questa importante attività dell’AiCC come modello che mette in rete e tiene unite le varie realtà perché altrimenti c’è il rischio di disgregazione. Noi come regione Marche saremo le prime a entrare nell’AiCC, già abbiamo terminato tutto quello che era necessario e stiamo aspettando che venga adeguato lo statuto per aprire alle regioni, perché prima non era previsto. Il nostro ruolo sarà anche quello di fare da tramite con il ministero e lavorare quindi a vari livelli.
Come dicevamo prima la ceramica non è in crisi ed è veramente un modello. Si parla tanto di made in Italy ultimamente e questo settore è, secondo me, una delle espressioni più alte di questo made in Italy. Quindi è assolutamente necessaria ogni attenzione.
È un settore particolare, ma affascinante, che può darci veramente tante soddisfazioni.