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Sciacca

Capolavori in mattonella.

Ascolta Sciacca e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Sciacca è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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sciaccaTra i primi ritrovamenti relativi alla produzione ceramica della città di Sciacca (Agrigento), vi è il gruppo di frammenti di ceramica invetriata ritrovati nel feudo di S. Domenico. Gli esemplari sono stati ascritti dagli storici al periodo normanno e non hanno riscontro in altre produzioni dello stesso periodo per qualità e pregio della fattura. Nel 1971 vengono scoperti i forni trecenteschi per la lavorazione dell’argilla e recuperati vari frammenti di ceramica invetriata risalenti alla seconda metà del XIV secolo, conservati presso il Museo di Caltagirone. Provengono da Sciacca anche alcuni pezzi con lo stemma Incisa giunti a Gela e Agrigento grazie a Leonardo Incisa “de Sacca”, maestro giustiziere di Val di Mazara e capitano d’armi.

 

Le prime notizie sui maestri maiolicari del Quattrocento riguardano Guglielmo Xurtino e Nicola Lu Sciuto figlio; nel 1470, quest’ultimo firma quattro albarelli, uno dei quali è oggi conservato presso il Museo nazionale di Malta. Fin dal tardo Quattrocento, Sciacca è zona di produzione di mattoni maiolicati; a testimonianza di ciò rimangono alcuni documenti relativi a forniture a Palermo, Monreale e Trapani. A seguito della distruzione del pavimento maiolicato della chiesa di S. Margherita a Sciacca, dipinto da Pietro Francavilla nel 1496, non rimane traccia di questa notevole produzione. Il più antico documento ceramico saccense è il pannello raffigurante San Calogero, collocato in una grotta sul Monte Cronio, datato 1545 ed eseguito da Francesco De Xuto, pronipote del più conosciuto Nicola. Tra i figli del maestro Nicola c’è anche Francesco, autore del pavimento maiolicato della cappella dei genovesi all’interno del convento di S. Francesco d’Assisi a Palermo, commissionato dai mercanti liguri presenti nel capoluogo. Ai maestri saccensi vengono richieste anche mattonelle per il Palazzo degli Aiutamicristo nel 1490 e per il Duomo di Monreale nel 1498. Nove delle mattonelle che componevano il pavimento della cattedrale, sopravvissute al suo smantellamento, sono conservate presso il Victoria and Albert Museum di Londra.

 

Il periodo di maggior fulgore della maiolica di Sciacca è il XVI secolo, fase in cui operano i maestri Antonio Ramanno, i fratelli Lo Boj e Giuseppe Bonachia, detto “il Mayharata”. Quest’ultimo è il più famoso pittore di mattonelle in Sicilia ed è autore della fascia maiolicata della Cappella di San Giorgio dei Genovesi di Sciacca, costruita nel 1520 e distrutta nel 1952; per comporre la fascia e il pavimento della cappella furono utilizzate 2.475 mattonelle. Sei grandi pannelli, conservati nel locale Istituto d’Arte, facevano parte del vasto arazzo, raffigurante scene del Vecchio e Nuovo Testamento. I fratelli Lo Boj si dedicano soprattutto ai vasi da farmacia, realizzandone alcuni nello stile di Napoli, Venezia e Faenza. Alcuni maestri saccensi si trasferiscono a Trapani, Palermo e Burgio, dove creano pezzi firmati e datati influenzando la produzione locale.

 

Nella seconda metà del XX secolo, la ceramica di Sciacca torna in auge. Oggi, una trentina di ceramisti svolgono la loro attività artistica nel rispetto dell’antica tradizione; nella decorazione dei vasi dominano i colori del passato (giallo paglia, arancione, turchese, blu, verde ramina). La presenza del locale Istituto d’Arte e la possibilità per i giovani di formarsi all’interno delle varie botteghe presenti in città permettono di conservare e far rivivere l’antica arte della ceramica.