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Santo Stefano di Camastra

Mattoni stampati formato esportazione.

Ascolta Santo Stefano di Camastra e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Santo Stefano di Camastra è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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santo-stefano-di-camastraTracce di antiche fornaci e varie testimonianze d’archivio hanno fatto presupporre l’esistenza di un’attività ceramica a Santo Stefano di Camastra (Messina) sin dall’epoca araba. I primi ritrovamenti ceramici risalgono alla scoperta del vecchio cimitero comunale (1878-1880). Il cimitero vecchio rappresenta l’espressione più genuina della creatività degli artigiani stefanesi. I manti ceramici ritrovati sulle tombe costituiscono il più vasto campionario di produzione maiolica pavimentale.

 

La ricostruzione della città, avvenuta nel 1682, diede un forte impulso alla produzione dei laterizi (tegole e mattoni), la quale trasse vantaggio dallo spostamento del centro abitato più a valle, dove esistono cave di argilla più pregiate. Nel XVIII secolo, quando il cotto comincia ad essere smaltato, l‘arte fittile stefanese subisce un grande salto di qualità, potendo così competere con quelle di Caltagirone, Palermo, Trapani e Napoli: il merito è soprattutto dei mattoni stampati, ottenuti pressando in cassette di legno l’argilla che, asciugando, si riduce alla tradizionale misura di 20 centimetri per lato. Le ambrogette, essiccate, trascorrono venti ore nei forni abbondantemente alimentati con fascine di legna: un cottura assai più lunga del consueto; il raffreddamento richiede due giorni pieni.

 

Le tecniche per la produzione dello smalto e dei colori vengono apprese dai maestri maiolicari provenienti da Napoli. L’attività non si limita più alla produzioni di materiali da costruzione e di uso domestico, ma riguarda anche ceramiche artistiche impiegate nella decorazioni di ambienti interni ed esterni dei palazzi gentilizi. All’inizio di questo secolo (1934) viene istituita la Scuola Regionale d’Arte per la Ceramica. La produzione compie un salto di qualità tanto all’interno quanto all’estero (ceramiche stefanesi oggi sono presenti nelle fiere internazionali di New York, Toronto, Francoforte, Barcellona, etc.).

 

Da oltre 300 anni il fuoco che alimenta i forni per cuocere i manufatti ceramici non si è mai spento.

 

La ceramica stefanese vanta un repertorio ricchissimo di forme, figure e colori, nella produzione di fioriere, piatti, brocche, vasi e mattonelle con le tradizionali decorazioni policrome. Caratteristica costante di questa ceramica è una certa saporosa origine rustica che si accompagna alla brillantezza degli smalti ed al gusto pittorico delle decorazioni, così come si riscontra nell’antico palazzo Trabia della fine del Settecento.

 

I colori essenziali di queste maioliche sono il verde rame, il giallo arancione, il blu cobalto ed il bruno manganese che pur attenendosi alle geometrie tipiche dello stile francese Luigi XIV, mantengono l’elemento rustico del gusto siciliano. Il successo dell’economia stefanese sta nel fatto che non vengono esportati soltanto i prodotti ma insieme ad essi anche la cultura che li ha generati, il loro processo lavorativo, l’entusiasmo con cui sono stati concepiti e realizzati.

 

Proprio nel XIX secolo, pur mantenendo viva la tradizione artigiana acquisita e sperimentata, si assiste alla trasformazione della tecnica di produzione da artigianale ad industriale. Il repertorio dei decori in un primo momento non è molto vasto ma in seguito lo diviene, essendo venuti i ceramisti del luogo con ceramisti napoletani. Per migliorare anche la tecnica pittorica alcuni artigiani chiamano a Santo Stefano ceramisti francesi che si fermano parecchi anni a lavorare per loro.