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Orvieto

Dai buccheri all’arte de’ Vascellari.

Ascolta Orvieto e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Orvieto è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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orvieto

La tradizione ceramica ad Orvieto (Terni) inizia con i primi insediamenti millenari e accompagna la vita degli abitanti sulla rupe riflettendo nella qualità della produzione la storia stessa della città, con le sue fasi alterne di massimo splendore e di decadenza.

 

In epoca etrusca furono sperimentate, non senza innovazioni, tutte le tecniche ceramiche più antiche, dai vari tipi di bucchero in forme eleganti arricchite anche da elaborate decorazioni “a cilindretto“ alle ceramiche dipinte a figure rosse o nere, a quelle cosiddette “argentate“ che imitavano gli oggetti in metallo sbalzato. Ma la manifattura in cui furono raggiunti i risultati artisticamente più rilevanti fu quella delle terrecotte architettoniche policrome che sono considerate capolavori di tutta l‘arte etrusca. In epoca medievale risale alla fine del XII secolo la produzione di ceramica dipinta ed invetriata che precede all‘introduzione dello smalto ed al grande sviluppo artistico della maiolica arcaica. Tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo i vasellari orvietani, padroneggiando le nuove tecniche, ne svilupparono creativamente le potenzialità espressive, rinnovando sulla varietà delle forme non solo gli apparati decorativi, ma gli stessi criteri della decorazione.

 

L’adozione di un sistema di campitura “a reticolo”, complementare ai disegni geometrici o fantasiosi sui fondi smaltati, conferiva un‘apparente profondità alle superfici dipinte mentre la pratica corrente delle applicazioni a rilievo su alcune forme chiuse di elementi figurativi o simbolici arricchiva realisticamente la tridimensionalità limitata dell‘uso del tornio. Per questa ricerca di carattere estetico che i ceramisti di Orvieto – partecipi dei processi artistici che si sviluppavano sul grande cantiere della cattedrale per la quale fornivano le tessere dei mosaici della facciata – applicarono alla prima maiolica italiana, la produzione raggiunse un livello qualitativamente elevato tanto che il cosiddetto “stile orvietano” si diffuse in molti centri dell‘Italia medievale in cui era più o meno presente un‘attività ceramica.

 

Tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo i vasellari orvietani, padroneggiando le nuove tecniche, ne svilupparono creativamente le potenzialità espressive, rinnovando sulla varietà delle forme non solo gli apparati decorativi, ma gli stessi criteri della decorazione. Essendo l’arte ceramica in Orvieto maggiormente sviluppata in epoche antiche come quella etrusca e quella medievale, la sua riscoperta non poteva che essere legata alla ricerca archeologica.

 

Fu nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, che iniziarono le campagne di scavo per riportare alla luce i templi e le necropoli etrusche e, con esse, nacque anche l’interesse per tutti i materiali ceramici sepolti sotto terra e nelle tombe. Analogamente fu nei primi anni del Novecento che si verificò l’inattesa scoperta di particolari giacimenti nel sottosuolo della città, cioè numerosi “butti” scavati sistematicamente sotto le case medievali dove si erano ben conservati in notevole quantità ceramiche frammentarie, ma ricostruibili spesso integralmente, dei secoli XII – XVII. Lo svuotamento febbrile di quei “butti”, che divenne un’attività redditizia per gli antiquari, restituì una documentazione eccezionale della produzione orvietana di maiolica arcaica fino ad allora del tutto ignota e i più importanti musei del mondo se ne procurarono facilmente molti esemplari.

 

Nel 1919, proprio con il proponimento di una rivisitazione della ceramica medievale, fu fondata l’Arte dei Vascellari di Orvieto, e quell’esperienza trovò continuità nei decenni successivi con l’attività di Ilario Ciaurro il quale, con la sua opera di rinnovamento, consolidò quella tradizione a cui ancora oggi si fa riferimento nelle botteghe artigiane orvietane.