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Urbania

Il mitico Zoan Maria e altre historie.

Ascolta Urbania e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Urbania è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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urbania

…e la piccola tavola del tè era pronta, con tazze e sottocoppe in maiolica di Castel Durante, antiche forme d’inimitabile grazia.
Gabriele D’Annunzio (Il Piacere, libro I)

 

Urbania (Pesaro-Urbino) è una cittadina vivace e piacevole da vivere. L’autenticità di sé, della sua storia e delle sue tradizioni, la cordialità e la spontaneità dei suoi abitanti sono la nota che la contraddistingue e che invitano a soffermarsi e a tornare di nuovo.

Urbania ha la particolarità di aver cambiato nome tre volte nella sua storia: Castel delle Ripe nell’alto medioevo, dopo la sua distruzione da parte degli urbinati, viene ricostruita nell’attuale sito per volere del papa e grazie all’impegno del vescovo francese Guglielmo Durante acui si deve il nuovo nome, Casteldurante, e che resterà tale dal 1284 al 1636. I primi signori sono i Brancaleoni di Piobbico e dal 1424 entra a far parte dei possedimenti dei Montefeltro. Uno dei luoghi preferiti dall’ultimo duca, Francesco Maria II Della Rovere, che decide di trascorrervi gli ultimi anni di vita e di farsi tumulare in una delle chiese durantine. In epoca rinascimentale la cittadina è conosciuta a livello internazionale per la ricchissima e meravigliosa produzione di ceramica e, dal 1608, grazie anche alla presenza della biblioteca a stampa fondata per volere di Francesco Maria II che concentra circa 15.000 volumi, tra incunaboli e cinquecentine, in un’ala appositamente costruita nel palazzo ducale durantino. Morto senza lasciare eredi maschi il territorio finisce nella sfera di dominio dello Stato della Chiesa. Nel 1636 per volere di papa Urbano VIII eleva Casteldurante a Città e sede vescovile, imponendo il cambio del nome da Casteldurante a Urbania, nome con cui è attualmente conosciuta.

 

La ceramica a Casteldurante
La ceramica a Casteldurante vanta una tradizione plurisecolare, le sue origini risalgono al Medioevo, come dimostrano frammenti di scavo e documenti degli archivi locali (nel 1361 si fa menzione di una famiglia di vasai).

Già nel ‘400 si producevano manufatti di qualità con la nuova tecnica della maiolica (terracotta ricoperta di smalto stannifero). L’argilla, la legna per i forni, gli ossidi metallici per i colori si rinvenivano tutti sul posto, mentre lo stagno arrivava dalla vicina via Flaminia.

La tradizione ceramica di Urbania procede di pari passo con la storia dei suoi signori, prima i Montefeltro e poi i Della Rovere, che crearono le premesse affinché questa nobile attività si trasformasse in un’industria di fondamentale importanza artistica ed economica.

 

Il tempo più felice per la ceramica durantina fu il ‘500. Durante la signoria dei duchi di Urbino, la fama della maiolica giunge in ogni angolo d’Europa. Nutrita dalla cultura raffaellesca, dalla ricchezza di immagini di incisori famosi e dall’influenza di pittori e umanisti della corte ducale, quest’arte si diffonde al punto che ancora oggi diversi suoi capolavori sono presenti in musei come l’Ermitage di San Pietroburgo, il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York, il Victoria & Albert Museum di Londra dove, tra l’altro, è custodita “Li tre Libri dell’Arte del Vasaio”, opera di Cipriano Piccolpasso, durantino vissuto nel ‘500 che raccolse in questo manoscritto tutti i segreti di quest’arte.

Verso la metà del ‘500, nella terra di Durante si producevano tra le più belle maioliche del Rinascimento.

In quel tempo funzionavano più di 40 forni ed erano attivi 150 maiolicari, tra cui foggiatori e pittori di eccezionale bravura che innalzarono la produzione durantina al livello dei centri più importanti. Contemporaneamente diversi maestri lasciano la patria per impiantare laboratori in altre città, diffondendo la loro arte sia in Italia che in Europa.

I ceramisti potevano scegliere tra una vasta gamma di decorazioni, alcune furono inventate ex novo, come la decorazione “a cerquate” in onore della famiglia Della Rovere, ma quella che più di tutte colpiva e ancora oggi cattura lo sguardo del pubblico è senz’altro l’istoriato cioè l’illustrazione di racconti biblici e mitologici, che venivano riprodotti sul pezzo con un gusto raffinato e innovativo. Questo stile elevò il nome di Casteldurante al massimo splendore.

La presenza nella città della corte dei Della Rovere, dal 1508 fino all’ultimo duca Francesco Maria II, permette di mantenere una produzione di ottimo livello per oltre un secolo. Le fabbriche sfornavano una grande varietà di forme: piatti, ciotole, coppe, bacili, crespine, boccali, anfore, albarelli. La gamma dei colori tipici spazia dal verde al giallo, dall’arancione al blu, fino al raffinato bianco su bianco. Famose sono anche le Belle, coppe amatorie nelle quali era dipinto un volto di donna e che venivano regalate alle ragazze come pegno d’amore.

Nel 1631, con l’estinzione della famiglia ducale, il papato riprende il controllo diretto su tutto il territorio. Da questo momento in poi l’arte ceramica comincia un lento e inesorabile declino. Nel Settecento a Urbania si contano solo tre fabbriche e tra 8 e ‘900 si producevano per lo più ceramiche di uso quotidiano.

Nel secondo dopoguerra Federico Melis, ceramista di origine sarda, dà nuovo impulso in Urbania alla tradizione della maiolica promuovendo giovani talenti attraverso la scuola artigiana “Arte Ceramica Metauro”. Alla fine degli anni ‘60 per merito del ceramologo don Corrado Leonardi viene fondato il “Centro Piccolpasso”, fucina dei ceramisti dell’attuale generazione.

 

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