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Cerreto Sannita

Tutti i colori dei maestri figulini.

Ascolta Cerreto Sannita e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Cerreto Sannita è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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I primi pezzi di ceramica arcaica di cui si ha conoscenza a Cerreto Sannita (Benevento) risalgono al XIV secolo e nella fattispecie si tratta di un’acquasantiera decorata con il profilo di S.Caterina con la ruota; un Presepe ed un’acquasantiera con ostensorio a tinta gialla del XV secolo; un’altra acquasantiera con l’immagine di Sant’Antonio Abate del XVI secolo; ceramiche con stemmi gentilizi, tra cui un piatto della badessa Mazzacane.

 

I primi decenni del Settecento rappresentarono il momento d‘oro della ceramica cerretese, con la rinascita delle antiche industrie e botteghe artigiane. Le botteghe figuline della nuova Cerreto furono volute dal feudatario dell’epoca Marzio Carafa. Una delle prime e più illustri fornaci fu quella che il maestro napoletano Nicolò Russo impiantò in casa del magnifico Francesco Mastracchio. A grandi maestri, come il già citato Russo e Giustiniani, si deve la nascita della Scuola delle Maioliche Cerretesi. Vere è proprie dinastie di ceramisti furono i Fraenza, i Festa, i Marchitto e i Di Leone le cui creazioni venivano esportate in tutto il Meridione. Consolidata ormai, l‘industria stovigliera, andavano nascendo nuove forme espressive della ceramica ed in particolare il gusto di concepire e accordare la maiolica in armonica consonanza con la decorazione plastica e la linea architettonica degli edifici.

 

L’arte figulina, a Cerreto, rivestì maggiore importanza tra il Seicento e il Settecento, epoca del vivace barocco napoletano. Nel Seicento la ceramica Cerretese è caratterizzata dall’influenza dei bianchi faentini oppure interpreta liberamente schemi d’arte in una scala cromatica che si articola dai gialli ai verdi ai blu zafferano, mentre, alla metà del Settecento, si afferma il chiaroscuro turchino, blu cobalto, soprattutto per i vasi da farmacia. Con l’avvento del rococò compaiono nelle ceramiche cerretesi vivaci accostamenti cromatici per i motivi a cineserie, floreali e di influenza francese e si afferma il monocromatismo bruno-paonazzo su smalto grigio.

 

L’ultimo momento della ceramica cerretese è contrassegnato da un ritorno all’imitazione antica, alla decorazione ad ornato neoclassico. Manufatti dell’ultimo periodo si trovano sui muri, nelle case, nelle Chiese, nelle ceramoteche. Volgendo l’Ottocento, poco a poco, le gloriose faenzere chiudevano i battenti per poi riaprirli solo agli inizi del 1970 quando nuovi e nostalgici maestri, rituffandosi nelle fonti originarie dell’arte figulina, riaccendevano quella suggestiva e valorosa avventura dell’arte meridionale che fu ed è la Ceramica Cerretese.