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Castellamonte

Il progresso ha robusti piedi d’argilla.

Ascolta Castellamonte e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Castellamonte è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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La presenza sulle colline di Castellamonte (Torino) di un’ottima argilla facilmente estraibile ha consentito lo sviluppo di una lunga tradizione nell’arte vasaria per la produzione di stoviglieria popolare, di rivestimenti refrattari , di piccoli e grandi oggetti di uso comune. Le prime testimonianze risalgono al tempo dei Salassi e alla successiva conquista romana (casse funerarie, anfore e lucerne). Nel Medioevo le chiese e i castelli del Canavese sono ricchi di decorazioni in cotto: architravi , finestre, portali e rosoni di ottima fattura, quasi sempre fabbricati con argille locali. Nel Quattrocento si ha notizia di una notevole esportazione di terrecotte, in particolare orci per l’olio e si rileva nel comune l’esistenza di due fornaci.

 

Nel Cinquecento la produzione si specializza in piatti signorili e ornati. Della notevole maestria raggiunta nel Seicento ne è testimonianza l’altorilievo in terracotta di carattere sacro tuttora visibile in una delle strade principali della cittadina. All’inizio del Settecento, accanto ai pignattari ed ai vasai, che usano soprattutto il tornio, cominciano ad essere citati i “terraglieri” che si dedicano alla produzione di mattoni refrattari e delle famose stufe Franklin, caminetto a circolazione d’aria e fuoco visibile, realizzato in primis dalla locale fabbrica della famiglia Reasso, sulla base delle ricerche fatte da Benjamin Franklin. L’Ottocento è un secolo di grande sviluppo e molti laboratori artigiani si trasformano in moderne aziende. La produzione comprende oggetti d’uso comune e d’arredo, piastrelle per la pavimentazione, elementi architettonici, statue, busti, caminetti e stufe. Nel 1870 si contano 200 addetti alla ceramica; all’inizio del Novecento sono attive ben 15 aziende tra estrattive e artigiane, mentre subito dopo le due guerre il numero dei ceramisti sale a 315 e quello dei terraglieri a 20.

 

Gli ultimi decenni del Novecento vedono il declino della produzione di mattoni, per contro sono vive e evitali le produzioni tradizionali di stufe e stoviglieria pregiata, affermate per la qualità dei prodotti e la notorietà acquisita da parecchi artisti castellamontesi. Oggi le aziende che producono stufe, stoviglieria, oggettistica sono circa una decina e occupano 150 addetti. I laboratori artigiani ancora attivi sono 9 e il loro prodotto più conosciuto è la stufa.