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Albisola Superiore

Un sorprendente fiorire degli stili.

Ascolta Albisola Superiore e la sua tradizione ceramica raccontate da Jean Blanchaert

Albisola Superiore è sulla guida “Le Città della Ceramica” pubblicata da Touring Club Editore e AiCC.
La guida è acquistabile in libreria e su Touring Club Store >

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La tradizione ceramica in Albisola Superiore (Savona) nasce nel XV secolo e continua sino ad oggi senza interruzioni.

 

Probabilmente furono i Benedettini nel secolo XII a introdurre la lavorazione della ceramica ad Albisola. Sono state ritrovate mappe datate 1569,1640/41,1798 con l’ubicazione delle fornaci. Materiale di notevole interesse proviene da ritrovamenti da scavi di epoca romana, di particolare interesse la presenza di una villa decorata con intonaci dipinti a colori vivaci e pavimenti a mosaico. Molto interessante le maioliche, le terrecotte, sia gialle sia marroni decorate a taches noires del 1700.

 

Nel secolo XVI fiorente è la produzione dei laggioni, piastrelle destinate a rivestire pavimenti e pareti. Importante la produzione di pentole, piatti (per la cottura e la manipolazione dei cibi) vasi destinati a contenere medicinali. Nella seconda metà del 1800 fu creato un nuovo tipo di terracotta ricoperta di vernice gialla, usata per fare statuette devozionali in particolare personaggi da inserire nei presepi. Una curiosità: già nel XVII secolo i prodotti avevano i marchi di fabbrica “Le Marche”.

 

A partire dal 1569 (anno rilevabile dal catasto) erano presenti sul territorio diverse fornaci e un paio di mulini di colore; per tutto il Seicento la produzione in monocromia azzurra ha una grande diffusione e il successo di questo decoro prosegue fino alla seconda metà del 1700. Negli anni seguenti e fino all’inizio del nuovo secolo subentra una crisi che riduce drasticamente la produzione riducendola quasi esclusivamente alla fabbricazioni di modesti boccali e bombilli bianchi o con semplici decori. La nuova vernice “piombifera” adatta alla realizzazione di pentolame da fuoco dà nuova vigoria al mercato.

 

La produzione di maioliche riprende all’inizio del Novecento grazie al futurismo. Il clima di fermento artistico fu alimentato da Manlio Trucco, genovese, che aprì una fornace ad Albisola nel 1921 (la cui casa studio è diventata nel 1989 il Museo della Ceramica Manlio Trucco), e Ivos Pacetti, originario di Figline di Prato e trasferitosi in città nel 1920 per lavorare presso le Maioliche Artistiche Savonesi. La produzione futurista si divide in due tipologie: la prima è caratterizzata da motivi geometrici e colori “urlanti”, la seconda – comparsa successivamente – è eseguita su terracotta maiolicata con effetto a buccia d’arancia, decorata con motivi geometrici a colori vivaci.